Entrare in contatto con sé stessi

Valentina Riente

Valorizzati Rigenerandoti

Entrare in contatto con sé stessi e con la vera realtà partecipando al respiro della vita

Il primo step è distaccarsi dalla “modalità del dover fare”, quel “pilota automatico” che indirizza le nostre azioni sulla base di abitudini, modelli e regole consolidati che l’essere umano attinge e cha ha ereditato oppure costruito. Molti attingono a questi modelli, a queste regole perché mettersi in gioco richiede molta energia, richiede di uscire da questi schemi per poi diventare la persona che sente con le proprie potenzialità, caratteristiche senza mischiarsi con altre persone ma è la persona nella sua unicità e identità. Perché si creano queste regole, questi modelli così rigidi? Perché si vuole far fuori una parte di sé per poi vivere la vita in modo passivo attraverso a modelli oggettivi inconfutabili. Questo vuol dire che la persona ha bisogno di regole per identificarsi e che ha poco autostima in sé stessa impedendo di essere quello che realmente è. Che considerazione ha di se stessa? Così vivendo ha difficoltà ad ascoltare le proprie emozioni, i propri bisogni, i propri desideri e le proprie pulsioni; ha difficoltà a percepire cosa vuole o desidera realmente.
Questo si riscontra in iridologia. Dall’osservazione della pupilla si riscontra la parte psico emotiva che è data da un appiattimento in uno o più settori pupillari, che ci informano del disagio che la persona sta vivendo. Gli appiattimenti sono tensioni profonde, che ci informano del nostro vissuto del quale non siamo consapevoli. Di conseguenza vengono adottati comportamenti difensivi, per poter vivere tutte le situazioni che non siamo in grado di sopportare come: emozioni, comportamenti e situazioni troppo forti.
L’appiattimento pupillare si traduce in una modifica della pupilla, dal momento che è governata (come tutti i muscoli) dal sistema nervoso vegetativo che quando è in squilibrio la deforma.
I primi passi possono essere fatti uscendo da questi schemi, questi modelli dando voce a quella parte che abbiamo messo a tacere per seguire regole che non ci appartengono; rintracciando quella parte di noi dandole un nome e un cognome.  Ad esempio  la cosiddetta “pratica dell’ uva”,  permette di tornare in contatto con le sensazioni legate alle attività quotidiane. Funziona così: si tiene tra le dita un acino d’uva o lo si posa sul palmo. Lo si osserva, immaginando di non averlo mai visto prima. Lo si tocca, per sentirne la consistenza. Ne si annusa il profumo e lo si gusta; poi lo si morsica e ci si concentra sul suo sapore. Ingoiandolo, si fa attenzione a tutte le sensazioni provate e le si scrive su un foglio. Quest’esercizio può essere provato con tutte le attività o con i nostri cibi preferiti (perfetto, ad esempio, il cioccolato): incredibile quante sfumature positive ci sfuggano nel mettere in atto un’azione in maniera automatica. Questo è solo il primo passo per rimettere in contatto corpo e mente.
Molte persone domandano affannosamente: «Che libri devo leggere?»; «Quali esercizi possono fare?»; «A quali maestri mi devo rivolgere?».
Cercano una formula, una strada già spianata, magari una scorciatoia, una verità prefabbricata da tirar fuori al momento giusto e da consumare all’occorrenza, come una qualsiasi altra merce.

In una visione naturopatica “Noi siamo Il tutto e Il tutto risiede in noi”: tutto quello che ci circonda, dalle persone alla natura è una parte di noi; ognuna nella sua unicità ed autenticità ma pur sempre facente parte dello stesso mosaico, la Terra, di cui l’essere umano attinge constantemente senza rendersene conto. Noi siamo organismi unicellulari che fanno parte del tutto, abbiamo la necessità di sentirci in sintonia e in relazione con l’ambiente che ci circonda.

Il secondo errore consiste nell’andare alla ricerca di un “tu” che dovrebbe fare da maestro, da tramite fra noi e la realtà: ma la realtà non ha mediazioni.
Solo noi possiamo sperimentare il contatto con la realtà, la rivelazione di essa, ma non possiamo farlo, né mai lo potremo fare, fino a quando ci ostineremo a voler far leva su noi stessi in prima persona, come degli “io” separati e indipendenti.
Sembrerebbe un circolo vizioso: nessun “tu” può fare da tramite, nessun “io” può centrarsi su se stesso.
Noi siamo già nella realtà; non dobbiamo spingerci oltre, dobbiamo solo guardare meglio. Non dobbiamo vedere più lontano, semmai più vicino.
Dobbiamo lasciar cadere la nostra presunzione, i nostri preconcetti, le nostre formule preconfezionate; dobbiamo lasciare che le nostre pulsioni, le nostre istanze primarie parlino attraverso di noi, attraverso la nostra anima, attraverso tutto l’insieme del nostro essere.
Dobbiamo lasciar cadere le abitudini mentali, il pensiero strumentale e calcolante, il principio di causa ed effetto; dobbiamo tornare come bambini, fare “tabula rasa” del nostro falso sapere e aprirci con fiducia, innocenza e spontaneità , spogliarci di vestiti che non ci appartengono e indossare i nostri.

Dobbiamo iniziare a pensare che siamo gli artefici di noi stessi. Dobbiamo lasciar cadere le abitudini, i sensi di dovere, i modelli ereditati a livello familiare per far uscire la nostra parte che abbiamo messo a tacere; questo lo si può fare percependo le nostre pulsioni, vivere non in base al senso di dovere ma ascoltando i nostri piaceri, sentendosi parte del tutto e mettendoci in gioco. Iniziamo ad OSARE e a non trovare come citato prima, un Maestro, una Guida perché siamo Noi Le Guide per vivere in sintonia con noi stessi. Vivendo attimo per attimo cosa vedrai? Qualsiasi cosa, tutte le cose: una foglia che cade, il comportamento di un amico, i brividi sullo specchio di un lago, un mucchio di pietre, un edificio in rovina, una strada affollata, un cielo di stelle, qualsiasi cosa. Dopo che avrai visto, qualcuno forse si offrirà di aiutarti a esprimere in parole ciò che hai visto, ma tu scuoterai la testa: “Non è così”, perché si tratterebbe sempre e solo di una formula, dell’idea di un’altra persona e non a tua. Qualcun altro potrebbe tentare di spiegarti il significato di quello che hai visto, ma tu scuoterai di nuovo il capo, perché il significato è una formula, qualcosa che può essere incapsulato in concetti e ha un senso compiuto per ogni spirito pensante, mentre ciò che tu hai visto è la tua visione, il tuo significato in base a te, a quello che hai vissuto e a quello che stai vivendo.
E allora in te si verificherà uno strano cambiamento, a malapena percepibile in un primo momento, ma che trascinerà con sé una trasformazione radicale: perciò dopo aver “visto” non avrai mai più la stessa visione di prima. Tu sperimenterai l’esaltante libertà, la straordinaria confidenza che deriva dal sapere che ogni formula, per quanto si voglia sacra, non ha alcun valore e tu non chiamerai mai più nessuno con il titolo di maestro. E solo così non smetti mai di imparare, giorno dopo giorno osservando e afferrando il procedere ed il movimento globale della vita. Allora ogni singola cosa sarà per te “maestro”.
Accantona perciò libri e formule, abbi il coraggio di abbandonare il tuo maestro, chiunque egli sia, e guarda le cose da solo. Abbi il coraggio di guardare ogni cosa attorno a te senza paure e senza formule, e non passerà molto tempo che tu “vedrai”. Sii te stesso senza paura di esserlo, sii il maestro di te stesso. Noi solo siamo i protagonisti di noi stessi.
Noi siamo opachi, torbidi, perché tali ci rende la nostra doppia ignoranza: l’ignoranza della nostra presunzione e quella della nostra separatezza dal Tutto; non riflettiamo limpidamente le acque dell’Essere, non ci lasciamo attraversare perfettamente dalla luce splendente dell’Essere. Però, se solo abbandonassimo il nostro Ego, le nostre costruzioni mentali, le nostre formule prefabbricate, la nostra vista comincerebbe ad essere più limpida .A partire da quel momento, infatti, noi non vediamo più solamente con gli occhi, ma con tutta l’anima: non è più la vista ordinaria, ma la vista interiore, radiosa, totale.
Sviluppare questa seconda vista, quindi, è la stessa cosa che sviluppare la nostra consapevolezza: essa è una operazione che si compie in parte dall’interno di noi stessi, con la volontà e con la retta coscienza, ed in parte dall’esterno, allorché ci lasciamo trasportare al flusso del Tutto, ci disponiamo

in sintonia con il respiro cosmico e ci lasciamo penetrare ed illuminare dallo splendore incomparabile dell’Essere.

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